Chi è Kokopelli
Girando per il Sudovest è impossibile non notare la figura di Kokopelli: un uomo stilizzato con un’accentuata curvatura della schiena mentre danza e suona il flauto; la si può vedere in antichi petroglifi indiani ma soprattutto la si trova associata a vari oggetti in vendita dappertutto: cappelli, t-shirt, ceramiche varie, portachiavi, borse, pitture, sculture, gioielli indiani come bolo tie, fibie o pendenti.
La domanda quindi viene spontanea: chi è Kokopelli? Ovviamente è una divinità diffusa presso tante tribù native del Sudovest come Hopi, Zuni, Acoma, Taos, Navajo e Tohono O’odham ma era conosciuta già ai tempi dei loro antenati precolombiani Anasazi e Hohokam; come il coyote o il linguaggio dei segni, contribuisce a tenere vivo un comune senso di appartenenza tra le varie tribù indiane; è una divinità trickster ovvero un po’ birichina, maliziosa ed imbroglioncella ma con fondamentali valori positivi: felicità, gioia, musica e soprattutto fertilità sia della donna che della terra con i suoi tanto attesi frutti.
Mettendo insieme tutto quanto si dice su questa figura, viene fuori un quadro di grande fantasia e voglia di sognare affidata al mito ed alla leggenda:
- Il suo arrivo coincide con l’arrivo della primavera, il sole che splende e fonde la neve, la vita che si risveglia nella terra ed in tutte le creature, la terra pronta a ricevere semi e dare frutti
- La sua gobba in realtà è una sacca che poteva contenere piume, conchiglie, pietre semipreziose o, in relazione alla fertilità, nuvole e semi e addirittura bambini da dare alle donne infeconde
- In relazione alla sua gobba, alla fertilità ed al flauto, una maliziosa interpretazione vuole che il flauto altro non è che il suo stesso organo sessuale
- Come burlone ed imbroglioncello arrivava nei villaggi quando gli uomini erano fuori a caccia e per le donne affascinate da tanto Casanova era gran festa.
Girando per il Sudovest, se vi capita di guardare estasiati un panorama e c’è una leggera brezza di vento, ascoltate bene! Potrebbe arrivarvi l’eco della deliziosa musica del flauto di Kokopelli.


